INTERVISTA

Intervista a S.E. Roberto Manuel Carlés sulla Laudato si’ e la Fondazione

Intervista Completa

00:55 Steve: Roberto, vorresti spiegare a tutti quelli che non hanno letto la Laudato si’, quali sono le sfide che Papa Francesco ci ha messo davanti?

01:09 Roberto: Beh, io credo che la cosa più importante sia capire che non si tratta solamente di un’enciclica ambientalistica. Non è un tipico, tradizionale discorso verde. Quello che il Papa Francesco ci propone in questa enciclica, e che costituisce la sfida principale che abbiamo come umanità, è un’ecologia integrale. È l’idea che lui espone chiaramente nell’enciclica, che la tutela dell’ambiente non è separabile dalla tutela della persona. È questa l’idea dell’ecologia integrale, di un’ecologia umana. E questo ci pone moltissime sfide, principalmente quelle dei due maggiori problemi che incontra adesso l’umanità, cioè la disuguaglianza e il cambio climatico, che non possono essere affrontate separatamente. Dobbiamo capire e assumere che si tratta di un unico problema e agire di conseguenza. Queste azioni devono essere azioni sia individuali che collettive. E credo che questa sia la principale differenza con molti degli ecologismi che… che sono di voga o diffusi al giorno d’oggi.

02:08 Steve: Questo è interessante. Ma come credi che la Laudato si’ e le sfide che Papa Francesco ha esposto siano radicate nella tradizione cattolica?

02:20 Roberto: Credo che la prima cosa che dobbiamo ricordare è perché ha scelto il nome di Francesco. Racconta sempre che, al momento del conclave, quando si seppe che era stato eletto Papa, un cardinale brasiliano, Cardinal Hummes, gli disse, gli chiese di non dimenticarsi dei poveri. E lui, in quel momento, decise di scegliere il nome di Francesco. Credo che questa sia la principale connessione, la… l’idea di una chiesa, come lui la promuove, vicina ai poveri, vicina alle periferie, alle periferie in senso materiale e nel senso esistenziale, cioè quelli che di solito stanno ai margini. Credo che questo sia il principale collegamento che possiamo fare tra il suo pontificato e la figura di San Francesco. Di certo, quanto all’enciclica in particolare, la connessione è evidente. Il Papa utilizza, ha dato il nome all’enciclica e inoltre cita una preghiera molto conosciuta di San Francesco che è una lode a Dio, ringraziandolo per i doni della natura, no? E credo che questo ci debba far pensare oggi, nel secolo XXI, a come San Francesco considerava gli animali, gli elementi della natura, non come risorse, come oggi le definiamo, ma come fratelli, questo deve farci pensare anche ai diritti e al modo in cui dobbiamo proteggere queste risorse, come le chiamiamo, che però in realtà sono doni, sono beni e sono di tutti. E sono un patrimonio dell’umanità. Credo che questa sia la principale connessione che… che possiamo fare oggi.

04:08 Steve: Quindi, Roberto, Laudato si’ è solo la seconda enciclica della storia che è diretta a tutte le persone di buona volontà. Cosa dobbiamo pensare al riguardo e come metterlo in pratica a braccia aperte, come credo che abbia pensato Papa Francesco?

04:29 Roberto: Bene, la sfida che ci presentano il cambio climatico e la crisi ambientale, sociale, economica e spirituale che attraversa il nostro pianeta necessariamente richiede un’ampia conversazione, un dialogo che abbracci e che accolga, che interpelli tutti, senza differenze di credi, di etnie, di … di nessun tipo di appartenenza o ideologia politica. E questo il Papa lo ha molto chiaro. Tanto chiaro che nell’enciclica senza dubbio, una delle sue principali fonti ed ispirazioni si trova nei testi e nel lavoro che ha fatto il patriarca Bartolomeo I, no? che è una delle sue principali fonti di ispirazione. Il Papa, da molto tempo prima di essere Francesco, sempre ha perorato e difeso il dialogo interreligioso. Credo che sia senza dubbio una precondizione assoluta per il lavoro che abbiamo innanzi. Però, senza alcun dubbio, le sfide che questa crisi ambientale impone richiedono che il dialogo sia con tutti.

05:30 Steve: Quindi, la visione di Papa Francesco, come espressa nella Laudato si’ parla a entrambe le azioni – come dovremmo pensare al riguardo sia individualmente che comunitariamente. Come pensi che questo si traduca in quello che fa la fondazione?

05:46 Roberto: Bene, se pensiamo alle sfide principali che abbiamo, in particolare in materia di ambiente, iniziando per il cambio climatico, però anche l’inquinamento atmosferico, del suolo, dell’acqua, chiaramente troviamo che oggi c’è un tipo di ecologia che promuove una responsabilità strettamente individuale, cioè che quello che promuove sono azioni che devono fare le persone, gli individui, no? E ce ne sono altre, altri settori, altre correnti che promuovono azioni di tipo più collettivo, e soprattutto le responsabilità delle imprese, degli Stati. Queste due visioni non sono antitetiche, e credo che questo sia presente nel messaggio del Papa. Ci sono cose che dobbiamo fare noi come individui che hanno a che vedere con la nostra maniera di consumare, di relazionarci con il nostro ambiente, che dobbiamo necessariamente cambiare. Però ci sono anche responsabilità che sono collettive, che per molta buona volontà individuale che abbiamo, le persone non possono cambiare da sole. E in questo senso è molto importante l’impegno che assumono gli Stati, specialmente in fori come la COP, per stabilire un accordo definitivo e applicarlo, ad esempio in materia di riduzione dei gas effetto serra e osservare gli impegni per lo meno dell’accordo di Parigi in materia di aumento della temperatura rispetto all’era preindustriale. Questi sono impegni di tipo statale, di tipo collettivo internazionale, e al tempo stesso ci sono quelli individuali. I due sono necessari. Questo è un cambio che devono portare avanti i nostri leader globali, sia politici, sia delle… delle imprese, del modo del lavoro, delle università, eh, però che anche devono portare avanti le persone nel loro modo di consumare, di relazionarsi con il mondo.

07:48 Steve: A questo riguardo, il Papa Francesco, parla dell’impatto dei rapidi sviluppi tecnologici. Cosa pensi che significhi?

07:59 Roberto: Bene, questa è una preoccupazione non tanto per i progressi della tecnologia, che non sono oggetto di preoccupazione, ma per il tecnicismo, no? e per mettere al centro la questione tecnica, è una preoccupazione che alcuni pensatori e filosofi hanno già avuto agli inizi del XX secolo e che abbiamo visto che ha avuto il suo punto più alto dopo la seconda guerra mondiale, no?, dove i progressi della tecnica ci hanno mostrato anche fino a che punto poteva arrivare l’uomo nel suo potenziale di autodistruzione. E credo che la principale preoccupazione di Francesco in questo senso si abbia quando la tecnica smette di essere un mezzo per procurare il bene comune e si converte in un fine. E questo sì è un pericolo, perché quando la tecnica e il progresso si convertono in un fine in sé stessi o in un mezzo per l’accumulazione di ricchezze, di potere, senza pensare, senza tenere come orizzonte il bene comune, questo si è… è un problema, ed è qualcosa che ci chiama continuamente a una riflessione.

09:09 Steve: Certo, le sfide per la fondazione sono chiaramente enormi. Da dove pensi che si possa cominciare?

09:18 Roberto: Bene, io credo che la nostra prima missione debba essere, che è quello di cui abbiamo parlato anche con il Papa Francesco, diffondere il suo messaggio e preservare questo legato. E oggi c’è un compito che è fondamentale, che è l’appello alla riflessione su temi come quelli che abbiamo menzionato, no? Questo è il primo passo. Un appello alla riflessione. E a partire da questo, bisogna iniziare a tracciare azioni concrete che hanno a che vedere, come dicevamo, con le responsabilità individuali e con quelle collettive. Per questo dobbiamo adottare il massimo impegno per interpellare i nostri leader perché assumano gli impegni che devono assumersi, ma anche promuovere iniziative individuali e, dentro queste iniziative individuali, azioni concrete che cambino la vita delle persone. Credo che questa sia la grande sfida che abbiamo. Se giudichiamo, se valutiamo i risultati che si stanno ottenendo a livello globale in materia climatica, senza andar lontano, beh, tutto sembra indicare che la presa di coscienza non sia ancora sufficiente, e su questo punto abbiamo ancora molto lavoro da fare.